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«Se lo sviluppo economico non ci rende anche felici, allora è un falso sviluppo.»

José Pepe Mujica

«Se lo sviluppo economico non ci rende anche felici, allora è un falso sviluppo.»

José Pepe Mujica
NEWS / 03 LUGLIO 2019

Politiche per la gestione sostenibile dei flussi migratori. Quando una politica seria?

Presente, passato e futuro della politica sociale ed economica internazionale

Scrivo questo articolo a commento di quello che riporto alla fine, integralmente, con tutti i riferimenti, pubblicato online su Libero. Il titolo è Sea Watch, “Il ricatto della bulla Carola Rackete”.

Scrivo come persona che si occupa professionalmente, con la propria società, di Sostenibilità (Bilanci), ma soprattutto come intellettuale, parola desueta a causa delle perduranti latitanze dei più.

Partirei da un’analisi del contesto. Chi decidesse di fare una riflessione sul tema di almeno qualche minuto potrebbe chiedersi quali sono i paradigmi che permettono di diagnosticare un presente in funzione della comprensione di quale può essere un probabile futuro.

Per quanto riguarda l’Africa (specificamente quella subsahariana), è passato abbastanza tempo da permetterci di valutare il presente come esito prevedibile di un passato che nel presente, tuttavia, perdura.

È sufficiente leggere un testo come ad esempio Economia della pace di Raul Caruso (Il Mulino, Bologna, 2017) per trovarsi, quasi ovviamente, d’accordo con la tesi, semplice ma importante, dell’autore.

 

Guardando la situazione politica e socioeconomica di un paese se ne capisce il probabile futuro.

Vi sono alcuni fattori che determinano il rapido declino, sotto il profilo socioeconomico, di una nazione, eventualmente di un’area; di seguito.

  1. Il carattere improduttivo di buona parte della sua economia. Produttiva è l’attività economica che produce, appunto, ulteriore attività (ad esempio trattori per l’agricoltura); improduttiva è quell’economia che produce valore, ma non ulteriore attività (ad es. armi, finanza, …)
  2. L’autoritarismo e la conflittualità della gestione di governo; situazioni marcate in questo modo portano i cittadini ad obbedire più che ad essere “convinti” e invogliati ad assumere atteggiamenti aperti, positivi e non egoistici.
  3. Le caratteristiche strutturali dell’economia: le economie di sostentamento (prevalentemente agricole) o basate su un numero ridotto di commodities / attività sono più instabili, anche a causa di fattori esogeni e perfino “naturali”, per quanto indotti, come i cambiamenti climatici.

Questo quadro riassuntivo, per quanto eccessivamente sintetico dato il tipo di testo, ci permette di individuare subito le cause del disordine, diciamo con un eufemismo, che affligge una parte di un continente ricchissimo di potenzialità e risorse.

Il comportamento delle ex potenze coloniali in Africa.

Tutte le nazioni “economicamente influenti” in Africa: a) non hanno fatto niente per determinare una crescita della parte produttiva dell’economia dell’area; b) hanno sfruttato le risorse in maniera sconsiderata senza minimamente accompagnare i popoli (fornendo tecnologie, formazione, …), che uscivano da dominazioni coloniali e che presentavano indubbie fragilità, verso un proprio sviluppo socioeconomico e culturale; c) per fare i propri comodi hanno creato ad arte dei governi fantoccio e comunque antidemocratici che hanno innalzato il livello di autoritarismo e conflittualità; d) si sono disinteressati delle conseguenze che altre (prevalentemente loro) scelte inerenti allo sfruttamento delle risorse naturali stavano provocando, specificamente in quell’area (ad es.: riscaldamento climatico).

Il problema dimenticato perché diventato un mito.

Forse nessuno ne parla più perché ormai lo sfruttamento dell’Africa è un concetto talmente vecchio da far confondere la realtà (ancora attuale) col mito (letterario). Per chi vuole una prova di ciò può leggere Il sogno del Celta di Mario Vargas Llosa (edito dalla casa dello struzzo) in cui si raccontano storie “edificanti” sullo sfruttamento del caucciù (… è da quel testo che ho appreso le informazioni che conosco sul chicote, particolare frusta portoghese).

Bene, se queste sono le cause, per “porre rimedio” è necessario … fare il contrario: diciamo adottare una prospettiva per lo sviluppo che coniughi il concetto della “carne e del macellaio” di Adam Smith con una keynesiana (non smettete di leggere, per la miseria, vai a cercarti i significati, leggi e ragiona).

Abbiamo sfiorato la faciloneria con questa definizione … ma descrive un percorso serio per dare sviluppo stabile e un futuro a quei popoli.

E chi se ne vuole andare e migrare? In quel caso “braccia aperte” perché le persone e le culture devono muoversi. Ma al di fuori di questa rappresentazione le migrazioni di massa sono difficilmente sostenibili e sono rifiutate soprattutto dai paesi che non vogliono perdere i privilegi del loro status, benché costruito alle spalle degli sfruttati.

Il cambiamento, quindi, e il ri-orientamento deve essere graduale, condiviso e normato. Anche in emergenza si deve essere più seri che frettolosi.

Diversamente avremo solo povertà aggiunta a povertà. E ricordiamo che la povertà è un business perché il suo diffondersi ed aggravarsi tende a provocare una diminuzione del livelli retributivi e delle garanzie a favore di chi manovra le leve dell’economia e della finanza.

Possiamo decidere invece di saltare ogni riflessione a medio e lungo termine perché la soluzione sono i barconi / barchini. Bene, apriamoci, ma ricordiamo che se sussiste una rischiosità, ovvero, cinicamente, una percentuale di persone che muoiono nella traversata, il numero dei morti dipende da questo valore percentuale e dal numero totale di coloro che percorrono questa opzione. In sintesi più partenze, più morti.

Comunque, forse, è proprio la “nostra” strategia: “Arrivino tutti, tutto aperto e se nessuno se li prende li teniamo noi”. Ma andiamo a prenderli in aereo allora! Meno rischi e meno lager! Benissimo, sartrianamente, l’uomo si sceglie dopo la sua esistenza (e prima della sua fine direi io … e Cioran); ma allora diciamolo! Spieghiamo che la pensiamo così; dichiariamolo e prendiamoci le nostre responsabilità! Soprattutto se siamo dei politici! Già, i politici.

Ma da quando non sentiamo un politico spiegare una strategia, o prendersi addirittura una responsabilità?!

Si cerca soprattutto di arrivare a sera … E la serietà e la preparazione, la riflessione, di cui parlavo prima?

… Ho già pubblicato su questo sito un pezzo sulle … “emissioni di cobalto”. Quando è uscita la news mi sono chiesto, assieme a tanti studenti delle superiori, “Ma chi ci dovrebbe rappresentare?!”

In realtà di quel manifesto non mi colpì tanto il “cobalto” quanto l’affermazione inerente all’obiettivo di azzerare le emissioni di carbonio.

Ecco Cioran che torna! “Ma allora nessuno deve respirare più! È così che, mano nella mano, noi umani ci incammineremo verso l’estinzione!”

Sono stanco di questa politica, faziosa, povera, cialtrona e senza idee. Tutta tesa a vincere … un cesto di fichi secchi.

Per questo, non solo da questa minuscola tribuna, mi schiererò e parlerò. I giovani iniziano ad ascoltare. I Verdi in Europa lo hanno capito; qui da noi, troppo impegnati e coinvolti nel conservare l’aurea di supereroi dal mantello di feltro.

Con chi sostiene che, nell’interesse dei migranti, la “capitana” ha percorso per quattordici giorni il tragitto visibile nell’immagine “allegata”, invece che provare ad attraccare con la stessa convinzione con la quale ha deciso di arrivare in Italia in uno dei paesi del mediterraneo che cito di seguito (Albania, Algeria, Bosnia ed Erzegovina, Cipro, Croazia, Egitto, Francia, Grecia, Israele, Libano, Libia, Malta, Marocco, Monaco, Montenegro, Siria, Slovenia, Spagna, Tunisia, Turchia) e che quindi le sue scelte non sono politiche, ma dettate dal suo spirito umanitario, non parlo.

 

https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/13478749/sea-watch-carola-rackete-bulla-non-eroina-nicola-quatrano-ex-pm-ricatto-migranti-contro-matteo-salvini-italia.html

Sea Watch, “il ricatto della bulla Carola Rackete”. L’ex pm di sinistra svela la manovra sporca contro Salvini

30 Giugno 2019

“La capitana Carola Rackete, in nome della sua Ong, ha deciso come una bulla di imporre l’agenda politica della sua Ong: costringere l’Italia ad accogliere i 42 profughi. Altrimenti non si spiega perché, pur sapendo che il porto di Lampedusa sarebbe stato chiuso per chissà quanto tempo, non si è diretta a Tunisi, in Grecia, in Turchia o in Israele. Nossignore: ha girato intorno all’isola per 14 giorni fino a quando gli eventi in qualche modo non l’avrebbero costretta a entrare in Italia”.

L’accusa, in un’intervista al Fatto Quotidiano, è dell’ex pm della Tangentopoli napoletana degli anni ‘90, Nicola Quatrano, oggi in pensione ma che collabora con l’Osservatorio Internazionale offrendo assistenza legale gratuita ai perseguitati politici e religiosi del Nordafrica. “Da uomo di sinistra dico che è sconfortante l’incapacità della sinistra di proporre un ragionamento sensato sui temi della gestione dei flussi migratori – osserva Quatrano – limitandosi a fare il tifo da stadio pro-capitana e contro Matteo Salvini, sulla pelle dei poveri 42 profughi”. E aggiunge: “La sinistra ha sbagliato nell’ergere a ruolo di eroina una ragazza che ha compiuto un ricatto, compatibile con la mission della sua Ong e basta: prendere i profughi e portarli in Italia, e solo in Italia. Lo hanno deciso loro, quelli della Sea Watch, e basta. Contribuendo anche loro a mettere a repentaglio la vita dei 42 profughi”. “Temo che questa vicenda abbia fatto guadagnare a Salvini molti punti percentuali in più nei consensi”, dice l’ex pm, spiegando il perché: “La risposta ai temi complessi della gestione dei flussi migratori non può essere l’accoglienza tout court e basta. Nessun Paese al mondo può dire Venite tutti qui, per la semplice ragione che non è possibile. Bisogna riaprire una vertenza con l’Ue, ridiscutere la redistribuzione dei migranti, e una trattativa seria non si può aprire attraverso ricatti e ricattini, forzando i blocchi tra gli applausi dei parlamentari Pd”.

Quando i nostri politici, inizieranno a valutare seriamente il presente, il passato e il futuro di una politica sociale ed economica internazionale ??

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